30 gen 2013

lampada Nafir.


 Lorenzo Truant, Art Director Axo Light, e Karim Rashid raccontano la nuova lampada Nafir.
Nafir è la nuova lampada nata dall’incontro fra l’immaginazione di Karim Rashid e il know-how produttivo di Axo Light: eccola raccontata da designer e azienda.



Karim Rashid, dove è nata l’ispirazione per il disegno di Nafir? Pura immaginazione o un’associazione di idee?
Karim Rashid: Nafir è pura immaginazione. Ho iniziato a fare i primi schizzi pensando alla luce come complementare al suono. Da vent’anni sono affascinato dall’idea di superfici piane che vengono trasformate creando forme fluide. Così, originariamente, ho immaginato un piano tirato verso l’alto in diversi punti: così trasformata, la superficie assumeva forme organiche, fluide, somiglianti a quelle di una tromba. Volevo ottenere una lampada che fosse un po’ scultura, bella anche a luci spente, e che fosse anche funzionale grazie al LED. Volevo anche una famiglia di lampade le cui forme potessero essere raggruppate organicamente per creare un fantastico panorama fatto di luce e forma. La luce è un meraviglioso fenomeno immateriale. Crea uno stato d’animo, cambia emozioni e stati mentali, crea benessere. Allo stesso tempo la lampada, come oggetto, può essere un’estensione simbolica della funzione oppure può essere pura forma scultorea. Negli ultimi dieci anni nessun altro elemento della casa è cambiato così radicalmente come l’illuminazione: le forme possono essere pura espressione di design, mentre le fonti luminose sono più efficienti e flessibili di quanto fossero in passato.




 Disegnare una lampada e disegnare arredamento: qual è la differenza? Karim Rashid: L’illuminazione si differenzia dall’arredamento in due punti fondamentali: una è la tecnologia, l’altra è l’interazione con l’utilizzatore, essendo la luce spesso più passiva e meno tattile dell’arredamento. Poiché l’interazione con la lampada si limita spesso a schiacciare un interruttore, è ovvio che la lampada debba essere funzionale, ma deve anche avere una forma attraente, particolare, che comunica con l’utilizzatore anche quando la luce è spenta (e cioè la maggior parte del tempo). Nafir è un esempio di lampada che è interessante da accesa e da spenta. Nafir è una scultura funzionale. E’ dinamica, la forma fluida diventa espressione della luce stessa. Lorenzo Truant, Axo Light, come si è svolto il passaggio dallo schizzo al prodotto finito? Lorenzo Truant: Quando abbiamo visto il primo concept, abbiamo subito capito quale fosse l’immagine mentale di Karim: una costruzione tutta digitale di un piano dai contorni fluidi, il quale viene sollevato su uno o più punti in modo da formare delle curve con delle cuspidi. E’ quello che avviene se, su una tela elastica tesa e dai bordi curvi, si afferra una o più parti e si tira verso l’alto. Da questa prima immagine astratta Axo Light è partita, ha razionalizzato alcuni aspetti tipologici e tecnologici, ha fatto crescere l’idea e l’ha resa reale: si può dire che Karim è il padre di Nafir e Axo Light la madre?






Nafir è il nome di una tromba nordafricana, usata per ottenere suoni particolarmente squillanti: perché questo nome per una lampada? Lorenzo Truant: Abbiamo scelto il nome insieme a Karim. Nel suo studio di New York si sente molta musica, e l’ispirazione stessa del progetto viene dalla musica. La forma di Nafir è vicina a quella di una tromba. Ebbene, il nafir è una tromba di piccole dimensioni, di origine persiana e poi diffusa in tutto il Nord Africa, dove viene ancora usata. In fondo è un omaggio alle origini nordafricane del designer. Mi piace pensare che la visione avanguardista di Rashid, completamente condivisa da Axo Light, possa contenere delle particelle di tradizione: mi ha sempre emozionato pensare che il futuro è presente anche grazie a ciò che è passato o, se vogliamo, che noi guardiamo il futuro come una “corsa verso l’archetipico”. Questo vale anche per la collezione Axo Light e i suoi contenuti. Come si colloca Nafir all’interno della collezione Axo Light? Lorenzo Truant: Una lampada “easy”, ma non banale, di grande attrattiva per come è stata concepita ma allo stesso tempo di facile lettura: era questo l’obiettivo comune all’azienda e al designer. E’ molto importante che esista un buon feeling fra designer e azienda. Il designer deve poter esprimere liberamente la propria personalità cercando però di comprendere le esigenze del brand. L’azienda produttrice deve invece saper cogliere le proposte del designer che maggiormente la rappresentano e farle sue. Solo questa sintesi consente di avere un prodotto perfetto.  

Quali sono le applicazioni di Nafir? E il target? Karim Rashid: Nafir è perfetta per essere applicata a gruppi: questa flessibilità la rende ideale per spazi pubblici, come hotel e ristoranti, e anche per spazi residenziali. Già immagino un ristorante con un solo lungo tavolo che percorre tutta la lunghezza dello spazio, sopra il quale corre tutta una linea di Nafir collegate l’una all’altra… sarebbe fantastico. Viaggio gran parte dell’anno, quindi trascorro molto tempo in hotel. Penso costantemente a questi ambienti e a come li cambierei o migliorerei. E’ sorprendente, ma sembra che molti hotel considerino l’illuminazione come una necessità secondaria e l’illuminazione è molto spesso inadeguata. La luce perfetta è quella che si adatta a tutti i tipi di ambienti dell’hotel, da un corridoio stretto ad una lobby aperta, e permette all’architetto di riempire e valorizzare lo spazio. Nafir è un esempio perfetto: le sue forme si uniscono per creare un panorama dinamico e sempre unico, un sistema di illuminazione espressivo/teatrale che non sacrifica la funzione. Ognuno potrà sperimentare Nafir in maniera veramente unica. Lorenzo Truant: Nafir può essere apprezzata da clienti, quali architetti e progettisti, che vogliono un prodotto sofisticato, ma anche da qualsiasi cliente Axo Light che cerchi un prodotto glamour e di alta qualità per illuminare, per esempio, un tavolo da pranzo della propria casa, sia in versione singola sia a gruppi associati da tre o da una luce. In sintesi, credo che il target a cui proporre Nafir sia composto da tutte quelle categorie di clienti che desiderano un prodotto semplice, contemporaneo, originale, di alta qualità produttiva.Come illumina Nafir? Lorenzo Truant: La luce delle sospensioni deve essere più o meno concentrata verso il basso: una luce che chiama a raccolta attorno a sé e non si diffonde in altre parti dello spazio. Una volta scelta la tipologia di luce che si adattava bene al prodotto, ci siamo posti la questione se usare un faretto alogeno o a LED. Abbiamo scelto di usare la sorgente luminosa che guarda al futuro, cioè quella a LED. Apparentemente è quella che costa di più, ma la durata di questi faretti si attesta ad oltre 35.000 ore di utilizzo e quindi la spesa iniziale viene presto recuperata.  Karim Rashid: Nell’illuminazione la nuova tecnologia, LED e OLED, ha permesso ai designer di espandere le loro idee sulla forma della lampada. Non siamo più sottomessi alle limitazioni delle lampade alogene, e così oggi (e in futuro) le lampade possono avere nuove forme, completamente diverse da quelle del passato. Ovviamente, per me è molto eccitante, perché posso lavorare puramente sull’ispirazione.

Nafir di Axo Light Design: Karim Rashid

24 gen 2013

Norman Foster, (Al Faisaliyah Center)




With its thirty floors and at over two hundred and fifty meters high, Al faisaliah is the tallest building in Rijadh and what characterizes a most obviously its skyline.
The skyscraper, built almost entirely with reinforced concrete, is a collaboration between the studio of Londoner Norman Foster & Partners and society consulting engineers Buro Happold.
The offices, which occupy the thirty floors, join the vast area located on the top level. It is the "globe," the country's highest restaurant, in turn consisting of three floors and enclosed in a great golden sphere of twenty-four meters in diameter.
This building features a pyramid, therefore, the outlook of the Saudi Arabian city, giving the impression of mastering everything that happens below.
The Center is architecture that strongly characterizes the urban landscape while representing the momentum of Riyadh toward modernity.






The skyscraper is part of a larger complex that includes a great space, raised seven meters from the plane of the street, a luxury hotel with more than two hundred rooms, a shopping mall, a mega two hundred thousand parking spaces, and a residential area with about a hundred apartments
SituationAl Faisaliyah Complex is located in the city of Riyadh.
Riyadh, which in Arabic means "The Gardens," is the capital and largest city of the Kingdom of Saudi Arabia, located in the region of Nejd. It is also the provincial capital of Riyadh. It's in the middle of the Arabian Peninsula, in a large plateau surrounded by vast desert and the oasis. The aridity of the major Saudi soil means the water has to be brought, in part, from the sea in the Persian Gulf.
The pyramid structure of the tower will make us more "friendly" if its edges take on a slight curvature.
Although the pyramid was developed mainly in height, it is not without its share of homage to the great pyramids of Egypt. Like the pyramids of Egypt remain in history as the memory of one of the greatest civilizations in history, this new pyramid dominates the city of Riyadh, capital of Saudi Arabia, which is today one of the countries with the most power and international influence, thanks to owning some of the largest oilfields in the world.
No one is spared the large field located on the top floor of the tower in perfect balance, but nevertheless seems to be rolling down to a valley and breath of wind. Figures such as the simple triangle and the circle also had an important meaning in the Egyptian civilization.
At the top, in correspondence with the field, the envelope of cement takes a lighter consistency and cadences, with large openings that offer a wide panoramic view of the city.
The innermost part of the building is occupied with elevators, escalators and technical areas.
On the top floor of the building is the vast area of 24 meters in diameter where the restaurant is distributed over three floorss that make up the interior of the sphere.
Below the plaza is developed, however, a space for a banquet hall, but whose use may change thanks to a structured interior that uses removable and mobile panels. This is an area that can accommodate up to three thousand people, and comes as a huge open space, and that is totally supported by elements in between.




Another element that characterizes it is the course of the facades, whose tapered profile concludes with a marked narrowing, which at the top designs a sharp arc. The horizontal lines that make up the three blocks of the facade are some parapets that protrude from the plane of the facade to protect it from the harsh sun, which impacts during the 12 months of the year in these latitudes.
The square of the tower suffers, therefore, a gradual transformation along the vertical development of the building.
Even if it is seen from the outside, it is inevitable to realize how it is structured in three blocks of nine, ten and eleven floors, separated by one of the other crossbeams that transfer the loads to the pillars of the columns.
To support the weight of this huge building, it was about a structure of reinforced concrete in almost all of the work.
A material that has been used to further façades is the glass that gave the tower its particularly bright and light atmosphere, despite its impressive dimensions; other materials also used are local stone and timber, next to the glass used in a multilayer system.






23 gen 2013

Carmen Miranda




"Carmen Miranda"
Pot and lid sculpture of Selfridges' Art Collection, London, UK,
by artist Joana Vasconcelos from Lisbon, Portugal.
Photo by Joana Vasconcelos.

20 gen 2013

Crystal Cathedral













 "Perhaps the first and most famous megachurch was the Crystal Cathedral in Garden Grove, California, home to the televangelism ministry of the Reverend Robert Schuller. Completed in phases, the main sanctuary was opened for services in 1980.
"Designed by Philip Johnson, this religious reinterpretation of the crystal palace is shaped like a four pointed star. The building is huge, measuring 207 by 415 feet (63 by 125 meters), and rising to a height of 128 feet (40 meters).
"Clad in mirrored glass over a uniform space frame, the design boasts passive solar heating and wind cooling obtained through operable strips of ventilating windows.
"Originally planned to be set in a park-like environment, the building now sits in a parking lot. Portions of the exterior walls open, allowing congregants to remain in their cars while viewing the worship service."
— Douglas R. Hoffman, "From Maybeck To Megachurches", ArchitectureWeek No. 61, 2001.0808, pC1.3.
"The original plan is basically a 4-pointed star, some 460ft by 200ft, reaching up to 128ft at its apex and thus bigger than Notre Dame in Paris. It is constructed with a triodetic steel frame, which serves as a gigantic chimney to provide natural cooling. The chancel, clad in white marble, can accommodate up to 3,000 people. The glass is reflective, allowing only 8 per cent of light and heat to penetrate and giving an atmosphere that has been described as subaqueous."
— Dennis Sharp. Twentieth Century Architecture: a Visual History. p365.
"The architects drew on their considerable experience with crystalline shapes and glass-covered galleries, as well as with auditoriums. The idea is to get people as close to the performance as possible, so, as John Burgee puts it, 'we squished the nave and pulled out the trancept.' Translated into primary geometries, it became a four-pointed star, with free-standing balconies in three points and the chancel in the fourth. The connection with reality is maintained through ten thousand panes of glass hung on a space-frame scaffolding like a gigantic transparent tent. From the outside its quartz-like facets shimmer in one another's mirrored surfaces and reflective pond below. Inside, the mood is hushed, the filtered light lending a cool expectant atmosphere."
— from Nory Miller. Johnson/Burgee: Architecture: The Buildings and Projects of Philip Johnson and John Burgee. p111.
The Creator's Words
"Criticised at the time of opening for offering a view of parked cars, Johnson perfunctorily replied that as people live in their cars all day long why should they be ashamed of them, and queried, 'is God not in the car?' "
— Dennis Sharp. Twentieth Century Architecture: a Visual History. p365.
Details
460ft by 200ft, reaching up to 128ft at its apex.











18 gen 2013

Australian Interior Design Awards 2013: celebrating a decade of design excellence 2004 - 2013





The entry deadline for the 2013 Australian Interior Design Awards is Friday 1st March.The 2013 presentation of the Australian Interior Design Awards marks a decade of design excellence. The 10 year anniversary will be celebrated in style at the Melbourne's historic Plaza Ballroom, located beneath the Regent Theatre, and will feature a retrospective of past award recipients.
This national awards program is co-presented by the DIA in partnership with Diversified Exhibitions (organiser of DESIGNEX) and Architecture Media (publisher of ARTICHOKE). The DIA manages the judging process to ensure the outcomes reflect the highest standards of professional achievement. DIA members receive a 33% discount on entry fees and winners of state-based DIA Awards (for interior design/decoration) are automatically short listed for the national awards, on re-submission of their project. Awards are offered for all areas of interior design practice including workplace, retail, public, hospitality, installation and residential design, residential decoration, sustainability advancement, excellence and innovation, best of state, best International and emerging interior design practice. The program is self-funding and monies raised are used solely for its delivery.
All submissions are made online at www.australianinteriordesignawards.com. The process is very straight forward, however you should avoid leaving your submission until the last minute, as it can take time to prepare and upload an entry.
There are significant benefits associated with winning a prestigious Australian Interior Design Award, including media coverage secured by the appointment of a publicist. For the last few years, coverage generated has been valued at well over $1 million, and has been achieved on radio and in a wide range of consumer and business titles, including The Age, Sydney Morning Herald, The Daily Telegraph, The West Australian, Herald Sun, The Courier Mail, Sunday Telegraph, Australian Financial Review, Sun-Herald, Hobart Mercury, Adelaide Advertiser, Artichoke, Architectural Product News, Architecture Australia, Vogue Living, Belle, Monument, DQ, Home Beautiful, Inside Out and House & Garden.
Once again Forbo Flooring Systems and Dulux Australia are supporters of the Australian Interior Design Awards. Both run their own programs for projects that feature either Forbo or Dulux product (respectively) and you may also be eligible to enter these. For more information about these programs visit (www.forbo-flooring.com.au) and (www.dulux.com.au/colourawards). Other generous supporters include The Laminex Group, Smeg, Space, Barrisol and Isis. Their contribution makes it possible to deliver the program.
The Short List for the 2013 Australian Interior Design Awards will be published online on Thursday 28 March, with Commendations and Awards being announced during a gala dinner and celebration on Friday 31 May at Melbourne’s Plaza Ballroom, coinciding with DESIGNEX and the national architecture conference. Tickets for this sell-out event will go on sale in March so make a note to visit www.australianinteriordesignawards.com at a later date.
You’re strongly encouraged to enter our national Awards program. Your support is crucial to its ongoing success. For enquiries, contact the event manager J
acinta Reedy on telephone 03 8699 1000 or email info@australianinteriordesignawards.com.

13 gen 2013

the zoom




curiosity on everyday objects has become the most important motif to korean design studio the zoom. from their own angle,
the objects are viewed, enlarged and reinterpreted. these works are known as 'zoom:ing' - where routine objects are turned
into the furniture on the border of design and art. as a result, they have conceived 'zip:per' a series of bookshelves,
chairs and wine racks that incorporate exaggerated zippers to provide humor and added function







12 gen 2013

ETHEOS



MATERIALI E DIMENSIONI
Etheos è un mobile da bagno che si adatta alle diverse esigenze estetiche e di progettazione dei nostri clienti.
Disponibile in quattro differenti lunghezze (180, 210, 240 e 270 cm) e, su richiesta, con due vasche. Etheos può essere realizzato con l’esterno tutto in marmo e gli interni in legno oppure con frontali e cassetti in legno e top in marmo. Si ha cosi la possibilità di avere abbinamenti sempre raffinati ed eleganti.
UN UNICO PEZZO DI MARMO
Il piano di Etheos è realizzato partendo da un unico blocco di marmo massello di 15 cm che viene sapientemente scavato e poi rifinito a mano in ogni suo minimo dettaglio. Il suo design è studiato in modo da avere sempre proporzioni armoniche ed equilibrate che possano inserirsi elegantemente in ogni progetto.
CASSETTI MOTORIZZATI
Per l’apertura dei nostri cassetti abbiamo utilizzato le migliori e le più avanzate tecnologie presenti sul mercato. Etheos infatti ha un sistema di apertura motorizzato e servo assistito che permette di aprire e richiudere i cassetti con la semplice pressione della mano sul loro frontale. La precisione del sistema messo a punto è millimetrica.
I MIGLIORI MATERIALI
Abbiamo selezionato i marmi più adatti per essere impiegati in un bagno ed i legni più pregiati per avere sempre combinazioni all’altezza delle aspettative.Le possibilità di abbinamento dei due materiali sono molteplici e personalizzabili. Le pietre vengono trattate superficialmente con prodotti di protezione altamente tecnologici, cosi come le diverse essenze dei legni selezionati hanno finiture che ne esaltano le caratteristiche e la bellezza.
UNA SPECCHIERA AD HOC
Per completare il sistema Etheos, ecco la sua specchiera. Nel rispetto del design minimale ed elegante del mobile, abbiamo messo a punto una specchiera che ne ricalca armonia e pulizia formale. Anch’essa realizzata con un sapiente lavoro artigianale, riprende gli stessi materiali nobili e si propone come perfetta compagna del mobile da bagno. I ripiani interni sono realizzati in legno e il fondo in marmo che richiama quello del mobile stesso. Le misure sono quelle proposte per il lavabo.
UN PROGETTO DI ALTO LIVELLO
Il design di Etheos è frutto di una progettazione altamente dettagliata ed innovativa. Tutto il mobile è assemblato con tagli a 45 gradi, sia per il marmo che per il legno. Questo richiede una precisione millimetrica in fase di realizzazione e montaggio. Solo grazie alla maestria dei nostri artigiani questo è possibile. Gli incontri dei due materiali sono curati alla perfezione. I frontali dei cassetti vedono marmo e pietra unirsi come mai si è visto prima.